Mariano Sabatini e L’Italia s’è mesta a Tg2 Insieme con Maria Concetta Mattei (13/4/12)

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Mariano Sabatini con Cinzia Tani su Rai Internazionale a “Italia è…” (1.11.2011)

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MARIANO SABATINI presenta L’Italia s’è mesta a RAI ITALIA RADIO con Paola Bazzarro (14 Novembre 2011)

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Le recensioni dei lettori: Annalisa Colavito (conduttrice radiofonica)

copertina de L'Italia s'è mesta di Mariano SabatiniArrossire dall’imbarazzo o fare una smorfia di disprezzo potrebbero essere le azioni postume alla lettura dei primi capitoli de ‘L’Italia s’è mesta’. Il libro di Mariano Sabatini disegna la nostra nazione per quella che è, nel bene e nel male, attraverso le considerazioni dei corrispondenti stranieri. I temi che troverete durante la lettura sono quelli che forse vi aspettate già: corruzione, disinformazione, ma anche le buone qualità del Belpaese quali il cibo, il turismo. Critico e cruciale è il ruolo della Chiesa cattolica! Le riflessioni e le testimonianze spesso malinconiche aiutano a conoscere meglio l’Italia che abitiamo e ci permettono di avere una visione più obiettiva e critica del sistema entro il quale viviamo. ‘L’Italia s’è mesta’ non è un libro negativo, è obiettivo, realista, mai volgare né qualunquista, è quello che ci serve per riscoprire la nostra Italia e darle nuova linfa, ridestarla.

Annalisa Colavito (conduttrice radiofonica)

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Le recensioni dei lettori: Giacomo Cacciatore (scrittore)

copertina de L'Italia s'è mesta di Mariano SabatiniSto leggendo “L’Italia s’è mesta” di Mariano Sabatini. Il nostro paese visto da giornalisti che l’hanno lasciato perchè lo conoscevano fin troppo bene e da altri che vi sono approdati per conoscerlo meglio. Ne nasce un affresco disincantato dell’Italia Berlusconizzata, paese al guinzaglio di un manicheismo convulso che ha registrato gradualmente “la scomparsa dei fatti”. A fronte di un’informazione monopolizzata o riottosa, che da cane da guardia del potere si è ammansita in cagnolino scodinzolante o mastino digrignante, a farne le spese è stata l’aspirazione all’obiettività. Sabatini si rivolge così agli inviati, coloro che ci “guardano a distanza”. Gli unici ancora grado, forse, con qualche ingenuità e con sana curiosità, di spiegarci che cosa siamo diventati, nella morsa dei peggiore monopolio politico e mass mediatico del secondo dopoguerra. Perchè è difficile sentire con chiarezza quando in casa tutti urlano. 

GIACOMO CACCIATORE
scrittore

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Libri in onda di Rai Internazionale intervista Mariano Sabatini su L’Italia s’è mesta (Giulio Perrone editore)

Riflettori puntati sul modo in cui i giornalisti stranieri residenti in Italia vedono e raccontano il nostro Paese. Paola Balzarro ha intervistato Mariano Sabatini, autore di “L’Italia s’è mesta”, Giulio Perrone Editore. Una raccolta di testimonianze e di analisi, spesso impietose, che coinvolge le “firme” più prestigiose di giornali, agenzie e televisioni, come la Tass, El Mundo, Le Figaro, la BBC, la CNN e molti altri.

ascolta l’intervista

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Mariano Sabatini presenta L’Italia s’è mesta con Cinzia Tani su RaiInternazionale, a “Italia è…” (1.11.11)

[ QUI ] l’intervista al minuto 7 e 30.

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Roma Capitale Magazine: Stefania Colasanti a colloquio con Mariano Sabatini autore del libro L’Italia s’è mesta (Giulio Perrone editore)

l’originale [ QUI ]

Mariano Sabatini, in L’Italia s’è mesta, ci dona lo sguardo che, sulle vicende del nostro Paese, hanno i cronisti stranieri, arrivati in Italia per lavorare e vivere.

L’importanza di questa raccolta di testimonianze trova le sue giustificazioni in un’analisi profonda e strutturata sulle radici dei nostri mali civili, sociali e politici. Se difficilmente si riesce a essere profeti in patria l’osservazione acuta e diretta di professionisti stranieri risulta preziosa e di fondamentale importanza per riuscire a interrogarci su ciò che sta succedendo nel nostro Paese con una libertà e profondità di sguardo rinnovata.

S.C)In un momento difficile per la cultura e soprattutto per la letteratura italiana, quella attuale, tu parli dell’Italia che muta: perché hai usato il “il gattopardo” per introdurre il tuo libro ?

M.S) Tommasi di Lampedusa, nell’unico romanzo magnifico che ci ha lasciato, racconta in modo perfetto un momento di passaggio di quell’Italia che si avviava all’unità nazionale. A distanza di 150 anni e oltre, nel poco bene e nel tanto male che i giorni ci riversano addosso, possiamo considerare anche questo un momento di passaggio. Passiamo in un tunnel, quello del berlusconismo, che ancora non ci lascia intravedere la fine. Solo crepe sul soffitto. Ma continuiamo a sperare di poter urlare: siamo furori dal tunnel.

S.C) L’Italia s’è Mesta, è un titolo interessante. Credi che l’Italia possa ritrovare la sua forma o pensi sia pensiero utopico?

M.S) Mi sono fatto guidare, nel racconto di come ci vedono i corrispondenti stranieri, da una frase di Indro Montanelli: “Non è vero che la patria la si difende senza discutere…”. Finché avremo ancora questa libertà, quella di dissentire e mettere il dito nelle piaghe purulente del dibattito politico e sociale, potremo sempre sognare di tornare ad essere una grande nazione.

S.C) Nel giudicare l’andamento di questa Nazione, dov’è la differenza tra un giornalista italiano ed un corrispondente straniero?

M.S) Per un’informazione completa, oggi, non si può prescindere dalla lettura dei giornali stranieri, senza dubbio più spregiudicati ed obiettivi nel restituire il clima e i problemi della nostra democrazia ferita dai governi di Silvio Berlusconi. I giornalisti italiani o sono asserviti al premier o sono contro di lui. Con il mio libro ho voluto dimostrare, spero di esserci riuscito, che esiste una terza via. Non quella dell’ottimismo della volontà, venato di complicità o connivenza, né quella del cupio dissolvi, ma del realismo spietato.

S.C) A pag. 111 leggo: “ In Italia c’è il Vaticano, questo è un grande handicap per chi sogna una società diversa. Papa Ratzinger è un conservatore, e non so se si debba ai suoi consiglieri”… cosa di questa affermazione ti trova d’accordo e cosa invece non condividi?

M.S)Sono d’accordo su tutto. La cappa di oscurantismo attribuibile alla Chiesa non possiamo più permettercela, pena l’arretratezza medievale che vieta un serio dibattito sul fine vita, sul riconoscimento delle coppie omosessuali, sulla pillola del giorno dopo, eccetera.

S.C) Il tuo prossimo lavoro avrà ancora da dirci di questa Italia o ci parlerà di altro?

M.S) Credo proprio che, in qualche modo, riguarderà ancora noi. Sto pensando a un libro sulla televisione, altro male italiano. Potrebbe intitolarsi “E’ la tv, bellezza!”, ho avuto proposte da vari editori ma non so ancora dire chi lo pubblicherà né quando uscirà.

Grazie Mariano a presto e buon lavoro.

Stefania Colasanti

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L’Italia s’è mesta: l’intervista di Marina Bisogno a Mariano Sabatini su Caffè News Magazine

l’originale [ QUI ]

L’Italia sta attraversando una grave crisi economica e sociale. Compito del giornalista è delineare il quadro delle problematiche, declinarle e tentare di guardare oltre. Mariano Sabatini, giornalista, autore televisivo e scrittore, per assolvere il suo compito, ha lasciato parlare i giornalisti stranieri che da anni lavorano in Italia. “L’Italia s’è mesta” (Giulio Perrone editore)è la voce corale di uomini e donne deputati all’interpretazione della realtà italiana. Colleghi francesi, inglesi, spagnoli, russi che hanno raccontato i pregi e le contraddizioni del Belpaese con l’occhio del corrispondente estero. L’Italia del sole, del mare, di persone illuminate, spesso geniali. Ma anche l’Italia indolente, passiva davanti ad una promessa di cambiamento mai concretizzata. Per alcuni è colpa di Berlusconi , della concentrazione del potere economico e mediatico nelle sue mani. Per altri la responsabilità è della gente, che accetta di subire la politica, svuotando di senso la democrazia, a favore di una vera e propria dittatura. Mariano Sabatini, ha fotografato il Paese con le parole di tanti giornalisti stranieri che in Italia vivono e lavorano, e che, come lei, sono immersi in una realtà contorta, spesso filmica, con la differenza che non gli appartiene fino in fondo. Il distacco è la giusta lente o ci sono problematiche endemiche che un forestiero non potrà mai cogliere?

Al contrario penso che per avere la migliore visione d’insieme dei fatti e delle cose italiane la loro distanza, connaturata alla diversa nazionalità, sia quello che ci vuole. Noi ne siamo immersi fino al collo e tendiamo a perdere l’orientamento. È come trovarsi in una manifestazione caotica senza riuscire a vedere la testa o la coda del corteo. Diciamo che i colleghi stranieri hanno il vantaggio di poterci osservare dall’alto della loro lucidità.

Dalle testimonianze raccolte nel libro emerge un’immagine del Belpaese spaccato tra la vivacità e l’inventiva della gente e la sua incapacità di reagire di fronte all’incombenza di una dittatura dolce. Non è una contraddizione in termini?

Se ci pensa è proprio la nostra attitudine a cercare fantasiosamente la svolta, la soluzione infallibile, l’uomo della provvidenza ad averci messo nei guai. Anche se qualcosa sta timidamente cambiando, siamo stati a lungo come bloccati, non abbiamo la spinta innata a cambiare lo status quo.

Per Richard Heuzé di “Le Figaro”, Sarcozy pagherebbe per essere chiacchierato per vent’anni, così come è successo a Berlusconi . Al contrario, secondo Margaret Stenhouse un Berlusconi anglosassone è inimmaginabile. In entrambi i casi la realtà italiana è un unicum…

Ben magra consolazione, non le pare? Una collega spagnola si augura che in nessuna altra democrazia occidentale si replichi il modello Berlusconi , nel pochissimo bene e nel tanto male funzionante da quasi un ventennio. Pensando che anche un altro durò vent’anni dalle nostre parti, con tutto quello che ne conseguì, mi tremano i polsi.

”Berlusconi conosce gli italiani meglio di loro stessi”. A sentire la spagnola I. H. Velasco, abbiamo permesso ad un solo uomo di monopolizzare il potere televisivo, iniziando, così, a subirne la politica. Siamo davvero tanto lavativi?

Non solo questione di ignavia, gli italiani cercano l’uomo forte, non importa che struttura dia al governo. Mussolini, Andreotti, Craxi, Berlusconi… A questo punto, sulla base dell’esperienze fatte,dovremmo uscire dall’idea del leader carismatico, elemento introdotto dal berlusconismo. Dovrebbe bastarci un bravo amministratore per traghettarci fuori dalla crisi.

Un blogger italiano emigrato a Parigi ha raccontato a Caffè news che i francesi hanno riso della legge bavaglio, e che al nostro posto, i cugini d’Oltralpe avrebbero invaso le piazze. Se poi le piazze le invadiamo sul serio, scatta la violenza, controproducente. Sbaglio o in questo momento storico siamo come un cane che si morde la coda?

Un po’, sì. Ma nell’attitudine a fare confusione, a contraddirci, a darci addosso l’un l’altro, in questa stagione in particolare, non siamo aiutati dall’esempio dei politici in circolazione. Il tasso di rissosità è altissimo e infetta tutti. Il ministro La Russa prende a calci i giornalisti e poi li accusa di averlo calpestato a loro volta, il ministro Brunetta sputa veleno ovunque si trovi… Una volta il potere logorava chi non ce l’aveva, Andreotti era infatti impassibile; oggi questi sembrano sempre sull’orlo di una crisi… e non solo di nervi.

Marina Bisogno

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Mariano Sabatini presenta L’Italia s’è mesta al GR del circuito GRT

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